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Visualizzazione dei post da 2016

Passengers - Recensione

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L’astronave Avalon è in viaggio dalla Terra verso il pianeta Homestead 2, al suo interno 5.000 aspiranti coloni in criostasi. A causa di un guasto elettrico però, la capsula che ospita l’ingegnere meccanico Jim Preston ( Chris Pratt ) si apre novant’anni prima dell’arrivo previsto. Dopo un anno di solitudine, l’uomo decide di svegliare Aurora ( Jennifer Lawrence ), giovane scrittrice della quale s’innamora. E se lei lo scoprisse? Un moderno Robinson Crusoe sveglia La bella Addormentata (stesso nome) e lo stucchevole e prevedibile plot si sbroglia da sé. Il regista norvegese Morten Tyldum, sul quale avevo già espresso qualche perplessità nel buon The Imitation Game , delude e rimane schiacciato dai diabolici meccanismi produttivi hollywoodiani. Tra momenti nonsense, coatte citazioni da Kubrick , attori sprecati (Laurence Fishburne) e inutili cameo (Andy Garcia!?) si salva solo l’elegante art direction.

Paterson - Recensione

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Paterson ( Adam Driver ) vive nella placida e omonima cittadina di Paterson, New Jersey. E’ un giovane autista d’autobus con l’hobby della poesia. Insieme all’adorata e volubile moglie Laura e al bulldog Marvin, trascorre le giornate tra stoiche abitudini, regolari coincidenze e interessanti citazioni * . Il film è la soave cronaca di sette giorni nella vita di questa tranquilla famiglia. Unico elemento di “disturbo” l’imprevedibile cane, che costringerà il protagonista a interrogarsi sul suo stile di vita. Paterson compone versi ispirato dalle variazioni minime di un infinito ripetersi, ma anche da un sottile disagio interiore che reclama un senso alla caducità del vivere. Un film, quindi, dal delicato tono minimalista, che cattura il lirismo di una quotidianità in cui tutto scorre seppur immobile. La sceneggiatura semina le basi di qualche probabile tensione narrativa, ma il regista predilige “fissare” i suoi eroi in un loop di reiterate istantanee. L’impassibile P. e la mutevole

Lion - La strada verso casa - Recensione

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Saroo è un bambino indiano di cinque anni che nel 1986 sale per sbaglio su un treno e si ritrova a Calcutta, a ben 1.600 Km dal suo villaggio e dalla sua famiglia. Sopravvissuto alla violenza degli slum finisce in orfanotrofio per poi essere adottato da genitori australiani. 25 anni dopo, con ostinazione e un pizzico di Google Earth, ritroverà la strada verso casa. Il film è tratto da una storia vera, con tanto di protagonisti reali sui titoli di coda, ed è diretto dal regista aussie Garth Davis. Un’opera costruita su evidenti dualismi e contrasti visivi, fisici ed emotivi. Una pellicola nettamente divisa in due parti, la prima completamente sottotitolata la seconda doppiata in italiano. Una chiara separazione, non solo idiomatica, ma purtroppo anche qualitativa. Una sezione iniziale coinvolgente e la successiva infarcita di lacrimevoli cliché e insignificanti battibecchi amorosi ( Rooney Mara è sprecata). Unico confronto di spessore nella seconda tranche, quello del protagonista

Le stagioni di Louise - Recensione

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E’ estate in una spiaggia affollata della Normandia. A osservare i chiassosi bagnanti c’è la placida vecchietta Louise. A stagione finita l’anziana perde però il treno del ritorno, ma decide di restare, affrontando una difficile prova di sopravvivenza. Le lunghe stagioni fredde, e il desolato paesaggio, offriranno il fianco a una navigata in solitaria tra sogni surreali e i ricordi agitati di una vita controcorrente. Sola coi suoi fantasmi, dinanzi a quelle onde che s’infrangono con ineluttabile tempismo, Louise acquisirà la necessaria consapevolezza per affrontare l’inevitabile con serenità. Il regista francese Jean-François Laguionie (classe 1939) realizza un delicato inno alla terza età. La forma creativa scelta utilizza un’animazione a tecnica mista. Gli sfondi prendono vita con uno stilizzato disegno tradizionale, mentre la protagonista e i suoi comprimari sono in CG.

Florence - Recensione

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New York, 1944. Florence ( Meryl Streep ) è un'anziana e vispa ereditiera con la passione per la musica. Da sempre vorrebbe diventare una cantante lirica, c'è però un problema: è terribilmente stonata. Se a ciò si aggiunge pure che il marito (Hugh Grant) e i suoi amici la sostengono in questa folle impresa, la risata è servita. L’ingenua rincorsa a un sogno impossibile la porterà a esibirsi al Carnegie Hall, dinanzi a un pubblico che intratterrà fino all’ultimo acuto. Il cinema s'innamora ciclicamente della stessa tipologia di personaggi o, come in questo caso, della stessa donna. Sì, perchè Madame Florence Foster Jenkins è realmente esistita, e già l'anno scorso il cinema francese le aveva dedicato una pellicola liberamente ispirata alla sua "arte". Il film s'intitola " Marguerite ", e ne è caldamente consigliato il recupero.

Oceania - Recensione

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Vaiana (in originale Moana) è la figlia del capo villaggio di un’isola sperduta nel Pacifico. Nella placida oasi iniziano, però, a scarseggiare frutta e pesce, e il richiamo dell’Oceano è sempre più forte. La giovane, spinta anche dai racconti leggendari della nonna, partirà per un’istruttiva avventura. Lungo il viaggio incontrerà il tamarro semidio Maui, col quale affronterà i cattivi di turno. I registi Clements e Musker (quelli de La sirenetta e Aladdin) debuttano nell’ animazione CGI, ma l’attenzione per l’immagine li distrae dalla storia, e ingabbia la loro creatività in una trama lineare e prevedibile. Oceania possiede un’animazione ipertrofica, ricca di dettagli strepitosi: colori vivaci, fondali rigogliosi, sfondi HD e una profusione di accattivanti animaletti. Confezione Deluxe che, tuttavia, serve per nascondere un riciclo d’idee e situazioni da smaltire nell’ennesimo, fotocopiato, classico Disney .  Una ricchezza visiva, quindi, che non corrisponde a una profondità di

Aquarius - Recensione

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La 65enne Clara (Sonia Braga) è una giornalista musicale in pensione che vive a Recife in Brasile. La donna è vedova da anni, è sopravvissuta a un cancro al seno, e abita da sola nel residence Aquarius. Il palazzo anni ’40 con vista mare è abitato solo da lei, gli altri condomini hanno venduto a palazzinari che vogliono cacciarla per costruire un moderno complesso. Clara però non vuole lasciare una casa piena di vinili e ricordi, e gli speculatori non avranno vita facile. Sonia Braga, icona del cinema sudamericano, torna protagonista con uno splendido personaggio femminile. Un’interpretazione maiuscola che dona al film un’anima carne y sangre, con tanto di esplicite scene di sesso. Una donna con le palle: determinata, indipendente e generosa, ma anche “ricca” di umane debolezze; impossibile non amarla. La regia del brasiliano Kleber Mendonça Filho mette in scena gli scontri tra passato e presente, militanza culturale e rampante capitalismo, tra immateriale e materiale.

Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali - Recensione

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L’adolescente Jake ( Asa Butterfield ) è cresciuto con i racconti fantastici trasmessi dal nonno (Terence Stamp). Prima di spirare, l’anziano fornisce le indicazioni per trovare luoghi e personaggi protagonisti delle sue avventure. Sarà l’occasione per conoscere Miss Peregrine (Eva Green) e i suoi speciali ospiti, ma anche l’inizio di un viaggio di formazione che farà maturare il ragazzo. MP è un prodotto innocuo e poco ispirato,  dove Tim Burton infila le sue amate citazioni (vedi scheletri stile Harryhausen), ma anche tanta noia. In quest’opera, purtroppo, l’incanto dei primi capolavori è assente, e il talento visivo del regista si limita a fugaci apparizioni. Troppi personaggi e troppo poco definiti per un film che si vorrebbe sviluppare su tematiche identitarie e sul sempre più astratto concetto di “normalità”.

Rogue One: A Star Wars Story - Recensione

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Un commando di ribelli dell’Alleanza vuole rubare i piani della nuova arma di distruzione dell’Impero: la Morte Nera. Alla guida della missione Jyn Erso ( FelicityJones ), figlia di Galen ( Mads Mikkelsen ), l’ingegnere che ha progettato la terribile arma nemica. In questa “puntata satellite” la narrazione si sposta verso la classe sociale più debole e spontanea della ribellione, niente principesse e politici ma voce e rabbia allo spirito di sacrificio del popolo. Quello che poteva essere un viscerale elogio agli ultimi, difetta però di spessore e pathos. Vista la sua natura di prologo, inoltre, sviluppo ed epilogo sono intuibili ai più. A mio avviso era necessario, quindi, conferire al film un energico tratto distintivo, invece, in questo Rogue One fallisce. I suoi personaggi mancano di carattere e non coinvolgono. Alla protagonista è attribuita una coatta leadership ma, invece di trascinare viene spesso trascinata (letteralmente). Anche la sapiente regia di Gareth Edwards , sovent

E' solo la fine del mondo - Recensione

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Trama : Louis (Gaspard Ullliel) è uno scrittore di successo che torna a far visita alla famiglia dopo dodici anni. Ad attenderlo trova la sconosciuta sorella minore Suzanne ( Léa Seydoux ), l’iracondo fratello maggiore Antoine ( Vincent Cassel ), l’insicura cognata Catherine ( Marion Cotillard ) e la strampalata madre (Nathalie Baye). Lettera all’autore : Caro Xavier Dolan , a soli 27 anni sei giunto al tuo sesto lungometraggio. Immaginavo che il tuo talento sarebbe stato ingabbiato dai tempi teatrali dell’omonima pièce da cui è tratto il tuo nuovo film, invece, mi hai nuovamente stupito. La scelta di non essere più interprete delle tue opere si è rivelata vincente, e questo nuovo progetto è la conferma di una raggiunta maturità. Lo spazio d’azione che hai scelto è un non-luogo dai fondali rarefatti, scandito da un tempo agonizzante chiuso in se stesso che nulla muta. Pure quando le parole sembrano girare a vuoto, come in un insensato giro in auto, le frammentate architetture testu

Captain Fantastic - Recensione

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Captain Fantastic è un road movie agrodolce che vede protagonista Ben Cash ( Viggo Mortensen ) un padre che improvvisamente rimane vedovo. Per dieci anni lui e la moglie hanno cresciuto i loro sei figli immersi nella natura, e lontani dai mali della società. Questi estremi metodi educativi non riescono, però, a fornire un equilibrio sociale ai ragazzi, che sono totalmente impreparati a interagire col resto del mondo. Nel nucleo familiare s’instaura una morbosa sudditanza psicologica verso il padre che, di fatto, impedisce un dialogo alla pari. Questi personaggi in cerca di libertà nell’era della globalizzazione bramano e proclamano l’unicità dell’essere umano, ma il loro radicale stile di vita si scontrerà con le sue stesse contraddizioni. La regia di Matt Ross è funzionale, ma è la sua sceneggiatura a condurci verso un costante stupore generato da situazioni che farebbero impallidire qualsiasi pedagogo.

La mia vita da zucchina - Recensione

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Icar, detto Zucchina, è un bambino di nove anni rimasto senza genitori che viene accolto in una casa famiglia. Il bimbo conoscerà così nuovi amici, che come lui vengono da esperienze traumatiche che li hanno visti trascurati o ancor peggio maltrattati. L’atmosfera è gotica e malinconica, e tutti i piccoli protagonisti hanno delle occhiaie che farebbero invidia ai personaggi di Tim Burton . Occhi grandi, spalancati verso un mondo ostile che li rifiuta. La comune sofferenza li aiuterà, però, a trovar una strada comune di fratellanza e solidarietà. La costante contrapposizione tra l’essenzialità dello stile visivo, e la complessità dei temi trattati, creano un prodotto unico nel suo genere; è quindi un’opera che merita la giusta attenzione. Un cartone che declina gli ipercinetici ritmi dell’ animazione mainstream e tratta temi delicati come l’abbandono minorile, il bullismo e il sesso, da un punto di vista infantile.

Sully - Recensione

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New York, 15 gennaio 2009. Un volo appena partito dall’aeroporto LaGuardia si scontra con uno stormo di oche che danneggia entrambi i motori. Il comandante Chesley Sullenberger ( Tom Hanks ), in soli 208 secondi, riesce ad ammarare sul fiume Hudson salvando la vita di tutti i 155 passeggeri. Un’impresa unica e rara. Per il mondo diventa un eroe, per le compagnie assicurative l’ideale capro espiatorio; ma, può l’istinto superar la tecnica? Il film più breve diretto da Clint Eastwood è tratto da una storia vera, e attraverso la figura simbolica di Sully mette in scena il fattore umano di tutte le persone coinvolte nel “miracolo dell’Hudson”, valorizzando anche la solidarietà dei soccorritori. Il messaggio è chiaro: ognuno di noi svolgendo bene il proprio lavoro può rendere migliore il mondo. Il regista riesce a render così avvincente un "dramma senza il dramma " sebbene l'esito sia noto.

Amore e inganni - Recensione

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Il film è tratto da una giovanile novella epistolare di Jane Austen, è quindi tra i libri meno noti dell’autrice inglese che a cavallo tra ‘700 e ‘800 pubblicò indimenticabili opere neoromantiche. La vicenda è ambientata in Inghilterra nel 1790. La protagonista è Lady Susan (Kate Beckinsale), ancor giovane e piacente vedova disposta a metter in atto ogni strategia per accasarsi e far sposare la sciocca figlia Frederica. Le spietate macchinazioni della determinata nobildonna dovranno vedersela con parenti serpenti, irresistibili cretini e ardimentosi toy boy. L’amabile ipocrisia miete più vittime di un’arma, e la protagonista interpretata da una convincente Beckinsale lo sa bene.

Il cittadino illustre - Recensione

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Daniel Mantovani (Oscar Martínez) è un noto scrittore argentino residente a Barcellona premiato col Nobel per la letteratura. Nei suoi romanzi ha sempre descritto luoghi e personaggi del suo paesino natale: Salas * in Argentina. Un giorno lo scorbutico autore riceve una lettera d’invito proprio dal sindaco del natio borgo. A sorpresa Mantovani accetta di ritornare; dopotutto ha il blocco dello scrittore e ha bisogno di nuova ispirazione, ma le conseguenze saranno devastanti. Come rivela nel suo discorso di accettazione del premio, un’artista deve disturbare, infatti, giunto a destinazione il protagonista passa da noto personaggio amato a uomo reale odiato. Si assiste all’incontro-scontro tra un paese prigioniero del passato (vedi gigantografie di Evita e Perón) e un artista in cerca di un futuro. Di mezzo c’è la contrapposizione tra libero pensiero e ipocrisia provinciale, che ben presto degenera nel reciproco disprezzo.

Animali fantastici e dove trovarli - Recensione

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New York, 1926. Il magizoologo Newt Scamander ( Eddie Redmayne ) giunge negli Stati Uniti con la sua vecchia valigia piena di creature bizzarre. A causa di un equivoco, il paffuto No-Mag (un babbano U.S.A.) Kowalski (Dan Fogler) apre il misterioso bagaglio e libera alcune “bestiole” che fuggono libere tra i quartieri della Grande Mela. Scamander dovrà recuperarli aiutato da un’Auror ( Katherine Waterston ), ovvero una poliziotta del MACUSA, il Magico Congresso degli Stati Uniti. Sulle loro tracce c’è però l’ispettore Graves ( Colin Farrell ), perché il rischio è che venga rivelata l’esistenza dei maghi agli umani, scatenando una guerra. Il film è uno spin-off di Harry Potter ambientato oltreoceano, e primo capitolo di una nuova saga nell’universo magico di J.K. Rowling. Il primo movie script della nota scrittrice crea un intero mondo “in valigia”, e con abilità semina mistero e indizi, suscitando sano stupore. Lo spunto della sceneggiatura parte da un libro di testo della scuola di

Sing Street - Recensione

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1985, Irlanda, Dublino. L’adolescente Conor si finge cantante in una band per far colpo sulla bella Raphina, che a sua volta fa creder di essere una modella. Per conquistarla, il ragazzo mette in piedi una band, scoprendo però una virale passione per la musica. Quella che era un’immatura cotta, diventa così l’occasione per crescere e cambiar vita. John Carney parte dal genere più in voga negli edonistici eighties: il teen movie scolastico. Il risultato è una commedia leggera ma nobilitata da un processo artistico e creativo, che per l’occasione ha fatto comporre al regista ben otto pezzi musicali inediti. Sono le canzoni, difatti, l’anima e il cuore dell’opera. Sing Street non è solo un film ambientato nei mitici anni ’80, ma un sentito omaggio a quelle atmosfere, a un ormai lontano modo di vivere, vestirsi e innamorarsi…

Kubo e la spada magica - Recensione

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Nell’antico Giappone, Kubo è un bambino senza un occhio che racconta storie per strada, suonando un magico shamisen che da' forma e vita a colorati origami. Il ragazzino, inoltre, si prende cura della madre che nasconde un passato dal quale è fuggita. Kubo sarà costretto a lottare contro una maledizione che li perseguita, aiutato da una scimmia e da uno scarabeo samurai. Un ulteriore passo qualitativo in avanti per la piccola casa d’animazione Laika Entertainment, che aveva già realizzato opere interessanti come Coraline e la porta magica e Paranorman . Questo nuovo lungometraggio realizzato in stop-motion si confronta con tematiche ancor più adulte; il risultato è un altro gioiello da ammirare. Tra le pieghe di un plot ben strutturato, si nasconde addirittura una violenta faida familiare, e il viaggio intrapreso dal nostro eroe non porta alle radici degli affetti domestici (come Dory ), bensì all’origine dell’odio che genera il male. La sceneggiatura si adagia un po’ nella pa

Doctor Strange - Recensione

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Il neurochirurgo Stephen Strange ( Benedict Cumberbatch ) è un arrogante medico di successo che a causa di un incidente stradale, perde l'abilità manuale. Per tentare di guarire si spinge sino in Nepal, dove conoscerà il maestro mistico “l’Antico” ( Tilda Swinton ), l’allievo Karl Mordo ( Chiwetel Ejiofor ) e un cattivo da combattere ( Mads Mikkelsen ). Tra realtà specchio e multiuniversi, lo spettatore sarà catapultato in un caleidoscopio cosmico che conduce al terribile Dormammu: Signore della Dimensione Oscura. Il Marvel Cinematic Universe si arricchisce di un nuovo supereroe, e la sua continuity di una quinta Gemma dell'Infinito * per il guanto di Thanos ! Scott Derrickson è un giovane regista col curriculum “da brivido”, ma nel passaggio al cinema fantastico, recupera la genuina e strabiliante meraviglia che sta all’origine di quel sogno chiamato cinema. La sceneggiatura è abbastanza solida, e più di metà pellicola è dedicata a costruire la drammaturgia del protag

Io, Daniel Blake - Recensione

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Gran Bretagna, Daniel è un vedovo alla soglia dei sessant’anni che, reduce da un infarto, cerca l’aiuto dello Stato per tirar a campare. Una “professionista della sanità” però, nega a Blake il sussidio di disoccupazione, e lo obbliga a cercarsi un lavoro. L’ex carpentiere dovrà scontrarsi con funzionari statali intimidatori e un sistema totalitario che calpesta i suoi diritti. Ken Loach rifà se stesso, e a 80 anni si conferma un maestro dallo stile asciutto e tradizionale, avverso all’evoluzione. La granitica coerenza di un autore da sempre dalla parte dei più deboli è il maggior pregio del film, ma anche il suo più grande limite. Chi conosce le sue opere si ritroverà condotto per strade già battute, e dinanzi a una visione abbastanza prevedibile. Gli schemi, seppur presenti, non ingabbiano il vigore artistico di un regista che non si limita a denunciare ma, da sempre, lotta a muso duro contro la freddezza dei diabolici ingranaggi della burocrazia statale e l’indifferenza social

Neruda - Recensione

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Siamo in Cile nel 1948, il poeta comunista Neruda (l’ottimo Luis Gnecco) è senatore al governo. Pablo contesta pubblicamente il Presidente González Videla, e per opporsi a quello che considera un regime, fugge con la moglie. Lo scrittore vuole superare le Ande, raggiungere l’Argentina, e da lì volare fino a Parigi dall’amico Picasso. A dargli la caccia viene mandato l’ispettore Oscar Peluchonneau (un bravissimo Gael García Bernal) voce narrante con una gran voglia d’essere, anche lui, protagonista della mitologia di un paese. Un biopic? No, molto di più. Non è una pellicola su Neruda, ma sull’influenza delle sue opere nell’immaginario collettivo. La regia deforma dunque la realtà, adattandola alla sua visione artistica, come nel magnifico incipit con concettuale dibattito politico “di gabinetto”. Un film fantastico dalla raffinata costruzione metalinguistica, che procede per “sovversione narrativa”, sfatando i luoghi comuni di genere e legando Storia e finzione con strabilian

Tom à la ferme - Cult

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  Il finto biondo Tom ( Xavier Dolan ), copywriter di Montréal, si spinge nella campagna canadese per assistere al funerale del compagno Guillaume, morto in circostanze misteriose. Qui conosce la madre del fidanzato, Agathe, ignara dell’omosessualità del figlio. Il giovane incontra però anche un altro membro della famiglia, il violento e omofobo fratello Francis, che farà di tutto perché Tom non sveli nulla sul suo rapporto affettivo col defunto. Tra i due protagonisti, tuttavia, ben presto s’instaura un rapporto morboso, scandito da reciproche provocazioni, che sfocia in un gioco di ruolo ambiguo e macabro. Francis frena i peggiori istinti col duro lavoro contadino, e Tom sperimenta quelle sensazioni primordiali che aveva smarrito nel caos della città. Una relazione malata e perversa trascinata da pulsioni sadomasochiste che flirtano con la morte, creando un’atmosfera inquietante e disturbante.

Pets - Vita da animali - Recensione

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Pets è un prodotto dall’ Illumination Entertainment , la stessa di “ Cattivissimo Me ” e i “ Minions ”. Il film segue le avventure di un gruppo di cuccioli domestici di New York, e risponde alla domanda: cosa fanno i vostri animali quando non siete in casa? Se non vi suona nuova avete ragione. E’ lo stesso interrogativo che più di vent'anni fa la Pixar si era posta per i giocattoli di Toy Story . Le analogie non finiscono qui perché anche il rapporto di sfida tra i cani protagonisti Max e Duke ricorda quello tra Woody e Buzz. Se poi la trama si struttura sulla ricerca di un amico smarrito ecco che torna subito in mente un pesciolino di nome Nemo . La casa di produzione ci propone quindi un copia e incolla di situazioni già sviluppate altrove, senza però lo stesso spessore narrativo e con una definizione dei personaggi degna di nota.

Café Society

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  Los Angeles, seconda metà degli anni trenta. Bobby ( Jesse Eisenberg ) parte dal Bronx e raggiunge la California per chiedere lavoro allo zio Phil ( Steve Carell ), agente cinematografico di successo. Il giovane s’innamora di Vonnie (una convincente Kristen Stewart ), segretaria del parente, dalla situazione sentimentale ingarbugliata...Bobby sarà però costretto a tornare a New York, per riunirsi con la famiglia, in cerca della sua strada. E’ la trama ideale per realizzare il consueto balletto di vizi privati e pubbliche virtù, con arguzia e leggerezza. Chi pensa a un Woody Allen già visto non sbaglia, ma per chi si accontenta la visione può essere piacevole. Le sequenze nella mecca del cinema sono valorizzate da una preziosa ricostruzione di ambienti e costumi, ma la satira su Hollywood non graffia.

Un padre, una figlia - Recensione

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Romeo è un medico romeno con una sfera privata tutta al femminile: una moglie apatica, una madre sola e malata e un’amante insicura. A queste si aggiunge l’amata figlia Eliza, per la quale sogna un futuro migliore. Proprio il giorno prima di dare l’esame per il diploma, la ragazza subisce però un’aggressione. Il padre, per assicurarsi la tanto agognata borsa di studio, scenderà a compromessi, mettendo in discussione quegli stessi principi insegnati alla figlia. L’incipit è simbolico: un sasso infrange una finestra, e diventa la metafora perfetta per tutti quegli eventi imprevedibili che spezzano ogni equilibrio costruito con fatica. Se poi il vetro si ripara mettendoci una pezza, anziché sostituirlo, il parallelismo risulta evidente. Il regista Cristian Mungiu si conferma autore di un cinema nel quale l’elemento umano è al centro.

Alla ricerca di Dory - Recensione

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Dopo 13 anni tornano i personaggi d’ animazione acquatici più famosi della Pixar ! Le nuove avventure però sono ambientate un anno dopo gli eventi del primo capitolo. La smemorata Dory si ricorda di aver dei genitori, e con Nemo e Marlin attraversa l’oceano alla ricerca della famiglia perduta in un moderno Parco Oceanografico. Per strada incontrerà nuovi altruisti amici: il trasformista polpo Hank, il miope squalo balena Destiny, e Bailey, un beluga dotato di un potente sonar. Il nuovo spin off/sequel Disney ha l’evidente obiettivo di conferire un senso artistico all’operazione. Il regista Andrew Stanton rende ciò possibile costruendo un solido e coinvolgente background emotivo su un personaggio pensato per fare da spalla, certo più bizzarro che attraente. Ne esce un ritorno alle origini, che conferisce la struttura necessaria per raccontare una storia. Il film diventa così un viaggio sottomarino nella memoria, risultato di un percorso emozionale tra i ricordi di un’infanzia perd

Jason Bourne - Recensione

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Nicky Parsons (Julia Stiles) ex collega di Bourne è ora una cyber pirata che ha rubato alla CIA informazioni riservate sul padre di Jason. Il direttore dell’agenzia ( Tommy Lee Jones ) si mette sulle loro tracce, aiutato da una giovane collaboratrice ( Alicia Vikander ). Il film diventa così una caccia all’uomo globale tra Islanda, Grecia, Roma e Las Vegas, e il protagonista braccato da uno spietato cecchino (Vincent Cassel). Torna Jason Bourne, l’agente smemorato interpretato da Matt Damon . Mai titolo, con solo nome e cognome, fu più onesto, perché questo nuovo capitolo offre giusto il pacchetto base, cioè tutto quello che ci si aspetta, e nulla di più. Alla regia torna Paul Greengrass , che è un gran professionista, con la sua dinamica e abile tecnica visiva rapisce lo sguardo, ma il granitico Bourne di Damon non suscita empatia e di conseguenza emozioni. La nuova trama procede per inerzia e il suo protagonista si adegua di conseguenza.

Animali notturni - Recensione in Anteprima

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Susan ( AmyAdams ) è la direttrice di una prestigiosa galleria d’arte, ma il suo matrimonio sta attraversando una crisi. Un giorno riceve il romanzo scritto dall’ex marito Edward ( Jake Gyllenhaal ) che racconta una storia violenta ambientata in Texas. Il film si sviluppa quindi su tre piani narrativi: passato e presente di Susan, e la finzione raccontata nel libro. In questi continui salti temporali e testuali fra trama thriller ed esistenziale, il regista inciampa in qualche luogo comune di genere, e fatica a trovare una visione personale. Nonostante l’uso di frequenti sovrapposizioni visive, i due diversi stili di racconto non danno mai origine a un coinvolgente quid emozionale, e ben presto la tensione si stempera arenandosi tra gli aridi fondali di un triste revenge movie. La pellicola inizia con dei rimandi   lynchiani , tuttavia, procede per metafore visive abusate*, o peggio letterali**, proseguendo per snodi drammaturgici abbastanza prevedibili.

J'ai tué ma mère (Ho ucciso mia madre) - Cult

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La pellicola descrive il burrascoso rapporto tra il giovane Hubert ( Xavier Dolan ), e la madre (l'Anne Dorval di Mommy ). La loro è una difficile convivenza, scandita da continue liti e frutto del conflitto tra due egoismi. Il figlio è scontroso perché si sente frustrato nelle proprie ambizioni artistiche e affettive, nascondendo la propria omosessualità in famiglia. La madre invece, è senza un compagno da anni, e ha riempito le sue giornate con stupidi programmi TV e sciocche amiche. Nel ruolo di una comprensiva professoressa appare anche Suzanne Clément , attrice feticcio del regista. Quant’è aspra adolescenza che si fugge tuttavia…ma non preoccupatevi, nonostante il titolo estremo non si tratta di un film violento. Opera prima diretta a soli diciannove anni , eppur con evidente e consapevole padronanza del mezzo cinematografico; basti vedere le asimmetriche inquadrature dei pasti che contrappongono le due umorali solitudini. L'autore, che veste anche i panni del protagon