American Sniper - Recensione

E' la storia vera di Chris Kyle (Bradley Cooper), Navy Seal inviato in Iraq e diventato un noto cecchino americano soprannominato “Leggenda”. Cresciuto in Texas a pane e fucile, si lascia ben presto irretire dal tronfio patriottismo venduto dalla TV americana, che non a caso nel sottofinale, gli restituisce la sua immagine deformata. Prima di partire volontario, però, sposa Tanya (Sienna Miller), moglie che sarà condannata alla solitudine e a una snervante attesa. Dio, Famiglia, Patria, cani, lupi, pecore, e quattro missioni di guerra: il pragmatismo di Chris non lascia scampo. Eastwood non nasconde mai i lati oscuri di un uomo che dice di non aver sensi di colpa, che punta il dito sui commilitoni uccisi o feriti perché si sono lasciati distrarre dalla famiglia e che gira per casa armato in presenza dei figli. Anche quando uccide il cecchino, Kyle si lascia accecare da odio e gloria, e si sottolinea come metta in pericolo la vita degli altri soldati.

Mentre le azioni sono più evidenti, sul piano emotivo, poco o nulla traspare, da quello che ormai è un macho, gonfio e freddo strumento di guerra. I lungometraggi di Eastwood hanno il potere di nascere già classici, e con la consueta maestria e asciutta fermezza, il regista americano, qui, denuncia gli orrori bellici ma provoca anche con sfacciata ambiguità lo spettatore. Come ripetuto più volte al suo protagonista, tuttavia, si lascia l'ultima parola al pubblico: “libero di decidere, la scelta è tua”. Non concordo, quindi, con chi ci vede solo messaggi propagandistici, e mi limito a valutare l'oggettivo valore tecnico-artistico dell'opera. A mio avviso, anche quelle sgranate e buie immagini che accompagnano i titoli di coda, gettano inquietudine su un paese che da sempre è pieno di contraddizioni, chiudendo coerentemente, uno dei film più schietti e controversi dell'artista 84enne. E il politically correct? Mi dispiace, qua c'è spazio solo per il grande cinema. VOTO 8

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