La storia della principessa splendente - Recensione


Un vecchio taglialegna che passeggia tra i bambù, ne vede risplendere uno e da esso esce una piccola creatura, decide di crescerla insieme alla moglie. La bambina diventa grande in fretta e si integra con gli umani, diventando una bellissima ragazza, docile ma irraggiungibile. Sarà donna o dea? Una fiaba che sprigiona magia, basata su un antico racconto popolare giapponese. Nuova produzione del mitico Studio Ghibli, la cui lavorazione, tra progettazione e realizzazione, è durata ben 8 anni (!) e costata cinque miliardi di yen (quasi 40 milioni di euro). Un racconto per immagini, diretto dal quasi 80enne Isao Takahata, che fornisce più domande che risposte, eppure incanta coi suoi disegni meravigliosi, minuziosamente realizzati.

Il film segna un importante, ed ennesimo, passo avanti per l’animazione nipponica; la tecnica utilizzata è frutto di una ricerca stilistica che fonde tradizione e innovazione, e la cui grafica può spiazzare. Vi è un uso espressivo e straordinario del pennello, che attraverso un vivido senso del colore, dà anima ai tratteggi con preziosi acquerelli. Una tecnica pittorica qui applicata con sontuosa maestria, sottolineata da tratti carboncino, anche grossolani, ma sempre incisivi. Un capolavoro che trasferisce una viva impressione di meraviglia, come nella coinvolgente scena di sky diving con le sue altezze emotive o nella fuga dalla città verso la campagna, apice artistico da brividi, che lascia sbalorditi. Un opera intrisa di lirismo che dona una genuina eccitazione, e uno spettacolo memorabile per gli occhi dello spettatore. Quando l’animazione diventa arte. VOTO 8/9

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