Gangster Squad - Recensione

1949. Los Angeles è dominata dal boss malavitoso, ed ex pugile, Mickey Cohen (Sean Penn), che attraverso traffici di droga, armi e prostituzione ha corrotto polizia e giudici, unico modo per fermarlo è creare una squadra clandestina di agenti integerrimi, al cui capo c’è John O'Mara (Josh Brolin). Un film che poteva rinverdire la tradizione dei polizieschi noir di Hollywood, ma che una regia piatta e priva di personalità, che fa il verso ai più noti gangster movie (“Gli intoccabili” in primis), rende imbarazzante.
Per rianimare il tutto non basta qualche battuta a effetto, la sceneggiatura è purtroppo zeppa di dialoghi stanchi, situazioni telefonate e personaggi stereotipati, la colpa più grave è proprio quella di aver sprecato un cast dall’elevato potenziale (Penn, Brolin, Gosling e Nolte). Un’opera fondata su un’evidente pochezza d’idee, che si trascina tra noia e déjà vu, che invece di rinnovare o rendere omaggio a un genere, si limita a scopiazzare (male), sfiorando la parodia o peggio, come nel caso della resa dei conti finale, il ridicolo. VOTO 5+


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