Vivere e morire a Los Angeles - Cult

Dopo un poliziesco capolavoro anni ’70 come “Il braccio violento della legge”, che gli valse l’Oscar alla regia, William Friedkin, nel 1985, decide di riproporre la sua visione pessimista e violenta del genere, in un decennio, quello degli anni ’80, in cui invece andavano di moda toni leggeri e immagini patinate. La storia: l'agente federale Chance (William Petersen) vuole vendicare la morte del collega di pattuglia, in gergo “il gemello”, catturando il falsario Masters (Willem Dafoe), a fargli da spalla il nuovo collega Vukovich (John Pankow), ma presto le circostanze prendono il sopravvento...Una caccia all’uomo, in cui il confine tra giustizia e legalità diventa labile, e bene e male si fondono, tra improvvise sparatorie e adrenalinici inseguimenti d’auto.
Personaggi egoisti, pronti a tradire, e dalle psicologie ben calibrate, anche nei ruoli di contorno, un montaggio magistrale e una regia che nobilita il cinema di genere, operazione già riuscita a Friedkin con l’horror e “L’esorcista”, fanno di questo film una delle pellicole più interessanti dei ruggenti ’80. Il film segna inoltre il debutto cinematografico di John Turturro. Friedkin è in questi giorni nelle sale con “Killer Joe” (qui recensione).

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