Blade Runner - Capolavoro

L’ex poliziotto Deckard (Harrison Ford), viene richiamato in servizio, per eliminare “quattro lavori in pelle”, ovvero replicanti sfuggiti al controllo di chi li ha progettati, la Tyrell Corporation. Deckard scoprirà che il confine tra umano e automa non è poi così marcato, vedi il rapporto con Rachel (Sean Young), e che i fuggitivi, più che uccidere, vogliono vivere. Attraverso i riflessi su un occhio a tutto schermo, scopriamo una Los Angeles del futuro (2019), multietnica e caotica, solcata da luci, grattacieli dalle forme simboliche (a piramide) e fiamme sputate verso una notte, che minaccia una pioggia acida. L’iride ritorna subito protagonista nella scena dell’interrogatorio, stavolta però filtrata da una telecamera, l’una dipende dall’altra, e viceversa. Alla sua uscita, nel 1982, fu un flop commerciale, tanto che gli stessi Ford e Scott, anche a causa delle tensioni scaturite da una lavorazione problematica, per molti anni si rifiutarono di parlarne. Fortuna volle che di lì a poco nascesse il mercato dell’Home Video, leggi VHS, che fece raggiungere al film una platea più ampia, che lo elesse ad oggetto di culto, grazie anche alle suggestive musiche dei Vangelis.
Anche la critica lo accolse male, dando per scontato che l’eclettismo del regista, e la fenomenale costruzione visiva e scenografica, fossero da contrappunto a una pochezza di contenuti: niente di più sbagliato. Ridley Scott ridefinisce i fondamenti dell’estetica, e dell’illusione, cinematografica, con immagini artificiali strabilianti, di cui usa il potere fascinatorio o ne “penetra” la superficie, come nella famosa scena in cui il protagonista zooma sui dettagli di una foto. Ma il film è anche un audace e potente riflessione sulla natura dell’essere umano, valenza filosofica sottolineata da Pris (Daryl Hannah) citando René Descartes “penso, quindi sono”, inotre, la possente fisicità del leader replicante Roy (Rutger Hauer), per molti ricorda il superuomo di Nietzsche. Da mandare a memoria, il mitico monologo (vedi sotto) declamato da Roy, dopo lo scontro fisico con Deckard, in cui attua uno scambio morale di ruolo, e afferma la propria dignità umana, salvando l'avversario, cosciente e consapevole, dell’importanza della vita, anche come somma di momenti, che andranno perduti: “come lacrime nella pioggia”. Vera e propria pietra miliare del genere fantascientifico, e del cinema.
MONOLOGO
Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
 e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
 E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
 come lacrime nella pioggia.
 È tempo di morire.

Commenti

  1. uno dei film più belli della storia del cinema e insieme la pellicola più rimaneggiata dallo stesso regista che l'ha diretto.preferisco in assoluto la versione dell'82.anche se il pezzo finale tratto da shinig se lo potevano risparmiare...

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Aquaman - Recensione

Se la strada potesse parlare - Recensione

Wolverine: l'immortale - Recensione