Departures - Recensione

Daigo, sensibile e immaturo violoncellista di Tokyo, causa scioglimento dell’orchestra, si ritrova senza lavoro, convince Mika, la moglie web-designer, a trasferirsi in provincia, a casa della madre scomparsa, qui dovrà fare i conti col passato e reinventarsi una vita, ma soprattutto, un lavoro. Un film “a misura d’uomo” che recupera il senso profondo dei sentimenti, e con pudore, sorprende per immediatezza, ed emoziona, senza essere melenso. Attori bravi, e un regista che riesce a far convivere, più toni e registri: pena e ironia, spessore e leggerezza; anche se forse è proprio la regia il punto debole dell’opera, preferendo inquadrature fisse e mancando di quell’originalità che forse portava al capolavoro. Vincitore dell’Oscar 2008 come miglior film straniero (Giappone). P.S.: Il film arriva ora nelle sale italiane, solo grazie ad una distribuzione indipendente, che merita, per lo sforzo, un riscontro da tutti gli appassionati di cinema: “andatelo a vedere!” VOTO 7+

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