Baaria - Recensione

Dopo lunga lavorazione, Tornatore ci consegna il suo personale Amarcord, dedicato al paese d’origine, Bagheria, appunto. Settant’anni di Storia, si snodano in un colorato microcosmo siciliano, in cui non manca nulla: amore, morte, guerra e nostalgia come se piovesse, il tutto ripreso dal regista con mano sicura, che però sembra più mossa dal mestiere che dall’arte. Grande uso di gru e carrelli a giustificativo dell’alto budget, e un montaggio frammentario che risulta funzionale ai siparietti dei famosi cameo (Bellucci, Placido, ecc), ma inadatto ad un film corale (Altman docet), impedendo allo spettatore di empatizzare con i troppi personaggi, men che meno con i due protagonisti: più volenterosi che bravi. L’emozione spesso latita, la noia sovente si palesa. Tornatore era forse distratto dai troppi ricordi, e il risultato ricorda i compiti a casa, ben fatti, ma poco ispirati. VOTO 6+

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